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Visualizzazione dei post da giugno, 2020

Philine

Possiede ben quaranta stanze di case di bambola, Philine. Le colleziona da quando era bimba, alcune risalgono a fine Ottocento e arrivano a fine anni Ottanta del secolo scorso. Nella DDR – lei è di Dresda – ciascuna bimba ne possedeva almeno una, ricevuta in eredità, da tirar fuori per giocare solo durante il Natale. All’epoca voleva fare la scenografa di teatro o d’Opera, ma a volte la vita come l’acqua segue percorsi tutti suoi e Philine è diventata una storica dell’arte. Vive tra due mondi – Roma e Berlino – una doppia vita che sente come grande ricchezza, ché la possibilità di confrontare conferisce una discreta apertura mentale. La quarantena l’ha trascorsa a Roma nella sua casa in penombra a Corso Vittorio dove paga un affitto alto ma garantito come diaria da un contratto di lavoro che le offre uno stipendio davvero buono. Lavora con grande soddisfazione all’Hertziana, biblioteca di trecentocinquantamila volumi specializzata in storia dell’arte italiana, istituto gest

Francesco Bamai

Finalmente: un ateo pacificato; Francesco Bamai lo è: da bimbo credente con fervore, da adulto   prima ateo rimpiangente d’esserlo, poi la consapevolezza che il senso alle cose lo diamo noi.  Cosa che permette di vivere l’intero universo con molta più meraviglia.  Autentico stupore, prova di fronte al ciclo di vita di una stella, stesso stupore di fronte alla poesia, e recita Leopardi, le sue invocazioni alla Luna.  Che il genere umano sia riuscito a sbarcarci, sulla luna, lo rende orgoglioso, lo riguarda e tutto ciò che sappiamo lo incanta.  Passione e rigore a un tempo, classe 1974, Bamai si riconosce un forte baricentro interiore, forse il sine qua non per avere la fortuna di un lavoro fantastico, è editore di una casa editrice nata quattro anni fa, e traduttore per Mondadori.  Al lavoro dalle 11 e per dieci ore, instancabile ideatore e sperimentatore di scritture e collane, grafico perfino. E poi tanti incontri, il fascino degli altri, tante storie e menti diverse, ment

Stefano

Poi dice la fuga dei cervelli: Stefano, paradossalmente, lavora ogni attimo di tempo libero.  Lavora sempre e dorme coi sensi di colpa. La verità vera è che ha tre lavori e per tre volte si ritrova precario, nonostante una laurea in Fisica con tanto di dottorato.  Maledetta precarietà: perdere tempo vuol dire sprecare occasioni, e se lavorare stanca, farlo diciotto ore al giorno, un po' massacra. Eppure a Stefano, classe '64, lavorare piace, tutto quello che desidera, è di programmare la vita a lungo termine, ma precarietà è proprio questa negazione.  Da precario, sa il denaro che possiede ora, ma non sa per quanto se lo deve far durare.  Nel 2009 il suo guadagno è stato pari a zero e non sta nascondendo guadagni in nero. Per l'anno in corso, dovrebbe, e non a caso usa il condizionale, “incassare” ventitremila euro, con ogni probabilità ne verserà al fisco più della metà.  Nonostante che Stefano non svolga lavori qualsiasi, bensì utili alla collettività: in prim

Sonia

Al mese, Sonia, deve cavarsela con trecentotrenta euro.  Vive lontano, a trentacinque km da Roma, in un pezzo di terra metà vigneto, metà, volendo, canile.  Per casa ha un container, da quattro anni ci abita e ora per fortuna non ci piove più ma rimane caldo arrostente d'estate e freddissimo d'inverno.  Tanto che a volte, per non morire congelata, Sonia al mattino resta a letto, sotto le coperte ascolta la rassegna stampa alla radio, radiotre.  D'altronde lavora tre volte alla settimana, fa pulizie, un lavoro pesante che per le sue condizioni di salute manco potrebbe fare ma non può non fare.  Turni di cinque ore, a cinquantasei anni e una vita tutta da raccontare, un presente che sfanga grazie anche a un sussidio di cento euro, a volte di più.  Senza comunque non morirebbe di fame perché credendo che il futuro è nella terra, coltiva il suo orto con ottimi risultati, si sfama. Certo in parte il suo appezzamento è in abbandono, ma dove  trovare i soldi per cu

Altobelli

Non riesce a mettere da parte un centesimo, l'Ingegner Altobelli.  E sì che al mese arriva a guadagnare poco meno di duemila euro.  Lavora dal Duemila in una compagnia telefonica, prima da interinale, tempo un anno e fu assunto a tempo indeterminato.  Quaranta ore settimanali e se fa gli straordinari non glieli pagano.  Dal lunedì al venerdì, dalle nove alle diciotto presta il suo cervello all'azienda, ma non tutto, una parte se la tiene per sé, per desiderare, in sinergia con tutto il cuore, un lavoro che gli faccia usare ciò che sa tutto il giorno, essere pagato per questo.  Come tutti i nati di sabato, l'Ingegner Altobelli è un romantico, decadente quanto basta, eppure a trent'anni gli è nata la primogenita e tre anni dopo un altro bimbo, i suoi gioielli.  Eccezione alla norma, lui all'indomani della laurea in scienze politiche, scelse, scelto a sua volta da una donna molto amata, la famiglia.  Oggi vivono in quattro più una cagnetta adottata in u

Virginia

Suo padre da bimba le diceva d'imparare a vivere senza soldi e lei così ha fatto. Classe '75, Virginia anche per questo non vive facendo i conti: di quanto entri ed esca dalle sue tasche non ha idea.  Lavorare lavora eccome, perloppiù organizza catering, ma ora è tutta lanciata in un progetto con una dozzina di amici, vicino Viterbo.  Un mezzo casale di quattrocento metri quadrati circondato da cinque ettari di terra, da vivere e coltivare seguendo quella sintesi di ecologia, geografia, antropologia, sociologia e progettazione che è la permacultura.  Una comunità di amici per una cooperativa che crei reddito inventando una cucina legata alla coltivazione. Non solo: conciliare una forma intelligente di agricoltura con attività ricreative come spettacoli circensi, aderendo a trecentosessanta gradi a forme di energia alternativa.  Non si può dire non abbia le idee chiare, Virginia, tanto da leggere il futuro nelle stelle: un sito di astrologa che aggiorna ogni mercoledì

Germano

Germano lavora da quarant'anni, è del 1949.  Quarant'anni a quaranta ore settimanali. Il suo è il lavoro più utile di tutti, è medico.  Ma non un medico generico, è oncologo, quindi cura il cancro e da buon filantropo – anche se avere a che fare coi “cristiani” è dura -, ne ha salvati tanti. Uomini e donne d'ogni estrazione, belli, brutti, intelligenti, un po' così, tutti.  A ciascuno presta un'attenzione sapiente, fatta di tanta buona medicina ma non basta: oltreché una laurea per esercitare l'arte di Asclepio, nel corso del tempo, sempre lavorando come un assatanato, si è preso anche una laurea in filosofia, con una tesi su Hegel, mica bruscolini.  Come se non bastasse, a tratteggiarne il profilo di uno che quando visita lo fa con una presenza (anche di spirito) eccezionale, s'aggiunge in sovrappiù una cultura musicale fuori dal comune.  Medico, filosofo, musicista, fine conoscitore dell'animo umano, Germano visita fino a quaranta pazienti al gi

Basilio

Basilio Scalas, Cagliari 1958, ci mette la faccia senza remore in questa intervista: in fondo chi è senza peccato non ha nulla da raccontare, pensa.  Lui sta tutto nella penultima domanda, cosa vorresti per te, risponde semplicemente, ho abbastanza.  Segno che per lui il vil denaro è solo un mezzo, guadagna milleduecento euro al mese. Non molto se si pensa che solo da tre anni lavora con un minimo di certezza.  Sua è la direzione tecnica del   teatro Massimo di Cagliari, per dieci mesi l'anno si montano e smontano spettacoli e spettacoli, il suo è il lavoro pesante che sta dietro la levità dell'effimero.  Fari, cavi, scale, quinte, fondali, cieli, scenografie, cantinelle, impianti audio e consolle, dimmer e kilovattori: ecco il suo glossario, vademecum da retroscena. Per dieci giorni, d'estate, si sposta in Gallura, a nord, a curare la Musica sulle Bocche.  Vive in un paese dell'hinterland, a pochi chilometri dal capoluogo, Assemini, in una bella casa di cui

Claudio

Claudio è un giornalista, iscritto all'Ordine.  Per il “mercato del lavoro”,   a quarantotto anni è un atipico di fatto dipendente, continuato per nove mesi e subordinato, in più ha buon gioco con collaborazioni sparse.  Ma a lui, maturità classica e una cultura musicale sconfinata, di chiamare lavoro quel che fa proprio non gli viene. “Lavorare” non gli interessa perché la parola stessa ha ormai perso il valore sociale che la rendeva nobile. Casomai quel che fa è vendere il suo tempo e parte delle sue capacità cognitive e motorie: dalle sei alle otto ore al giorno con orari mobili. Ore che trascorre nella redazione di una radio, occupandosi dalla progettazione culturale alla segreteria e viceversa, ma se fosse necessario pulirebbe anche i cessi.  Il suo conto in banca, comunque, è sempre in rosso, certezza matematica a fronte di un'incertezza anzi di un'impossibilità vera a calcolare pagamenti mensili: deve fare una media annua ma è anche vero che ogni anno cam

Norman

Norman è una rarità, un uomo capace di sporcarsi di terra e insieme ritrovarsi nella letteratura, unica sorella che ti cambia l'esistenza, la rende plurima, degna d'essere vissuta.  Vive di rendita Norman, cinquemila euro al mese e potrebbero essere molti di più. Ma non è stato sempre così.  Appena trentaquattro anni eppure Norman può dire d'aver conosciuto la metamorfosi: un'infanzia tranquilla, poi la bancarotta in famiglia, famiglia benestante, il frigo vuoto, l'ansia della cara madre, era ai tempi dell'Erasmus, lui si mantenne lavorando, cosa che nessun compagno del liceo irlandese avrebbe mai fatto, fatto salvo un amico che ancor non l'abbandona.  La prima fonte di reddito fu il dottorato all'Università di Siena, fu allora che poté permettersi una casa sua, un buchetto in affitto in pieno centro di Roma.  Allora traduceva anche, tirava su uno stipendio, finché una cara prozia non lo lasciò erede di una fortuna.  Ci mise un anno a renderse

Gino

Gino è nato negli anni sessanta, il boom.  Gino oggi dispone di 650 euro al mese, cerca di farcela con quello che ha.  Fa l'operaio edile, ha imparato tutto sul campo, grazie a un mastro eccellente, praticamente per mimesi.  Riesce a lavorare sette mesi l'anno, ha una sua cerchia di clienti.  Prima aveva un'impresa, una squadra di maestranze sciolta quando c'è stato il crollo, il lavoro a un certo punto non c'è stato più. Fino a allora non mancava, poi si è cominciato a risparmiare, e oggi lavorano solo i grandi, Caltagirone per esempio.  E loro, i grandi, se devono assumere, assumono i giovani e Gino ha cinquant'anni.  Ma non si lamenta mai, è un rivoluzionario (anche nella relazione con gli altri), fin dai tempi della scuola, era il '77, anni di piombo, frequentava un Istituto tecnico, allora lottava contro la scuola dei padroni e al ricordo ancora s'accende, precoce manifestazione d'insofferenza verso l'Istituzione. Insofferenz

Che cos'è Quaderno Rosso

Quaderno rosso nasce nel 2011, in piena crisi. A quei tempi frequentavo persone molto distanti fra loro economicamente.  C’era chi campava con pochissimo, alcuni quasi niente, e chi aveva migliaia di euro al mese. Nel mezzo, chi possedeva un contratto di lavoro.  Per un periodo, non c’era giorno che un imprenditore o disoccupato si togliessero la vita.  Mi dissi che forse quel periodo andava fermato con dei ritratti a partire da un questionario di 21 domande: si andava dal denaro di cui si disponeva al mese, a quanti libri si leggevano. Senza trascurare lavoro, salute, casa, fede, cultura e relazioni, sogni e speranze.  Dietro ogni ritratto c’era un incontro di circa due tre ore con la persona che accettava di rispondere al questionario, poi un lavoro di riscrittura ispirato alle Vite di uomini non illustri di Giuseppe Pontiggia: ciascun ritratto doveva stare in una pagina poco più. Ne misi insieme un bel po’, ma la tecnica dà e la tecnica toglie, la fine di un computer e